Matera / Italia

Parto da Otranto e attraverso il Salento con l’idea di fermarmi a Gallipoli, passando dai villaggi della Grecia Salentina. Arrivato al Ponte della Città Vecchia proseguo sulla litoranea verso Taranto. Mi fermo solo a Santa Maria al Bagno, per un gelato all’ombra delle Quattro Colonne. Il tempo è splendido, l'atmosfera quasi estiva e sulla strada non c’è nessuno. Dopo Porto Cesareo tutto cambia. La luce si fa moscia, lattiginosa, indistinta. La costa sembra meno attraente. Non ho voglia di fermarmi qui e nemmeno a Taranto che è a un’ottantina di chilometri. 

Tiro dritto fino a Marina di Ginosa. Bevo un caffé e mi guardo attorno, giusto per constatare l’inevitabile sciatteria della mezza stagione nelle stazioni balneari di provincia. Studio la mappa in cerca d’alternative: c’è Tursi, non troppo distante, in collina, con la sua Rabatana, che forse è interessante. Ma quando arrivo pioviggina e il paese ha un’aria triste e decrepita, con un unico albergo, ancor più triste e decrepito. Anzi, è decisamente chiuso. Il prossimo è a Pisticci.

Ma allora, perché non andare fino a Matera? Ci sono già stato. La prima volta nel ‘72, vent’anni dopo lo sfollamento, quando il governo italiano creò un nuovo quartiere per ospitare gli abitanti dei Sassi che allora vivevano in condizioni drammatiche. A quel primo risanamento ne seguirono altri, in particolare quando Matera diventò capitale europea della cultura nel 2019. Le strade erano state tirate a lucido, le grotte risanate e tra i Sassi erano spuntati ristori e negozietti politicamente corretti, forse a chilometro zero e indubbiamente bio.

Arrivo a pomeriggio inoltrato, metto la moto in un posto sicuro ed esco a camminare tra i Sassi. Tra le diciotto e le venti la luce è spettacolare. Cerco qualche dettaglio intrigante, un contrasto, una nuvola che passa. Matera è unica. 

Matera, 20 maggio 2025 - Monochrom